Gianfranco Meggiato Essenze

by AM, NDSL

©AC

 

Fine seconda decade anni 2000. Prima dell’inizio del triennio pandemico mondiale iniziato purtroppo nel 2020. In un soggiorno nelle Isole Canarie, Gran Canaria per la precisione, incontrai dopo diverso tempo lo scultore Gianfranco Meggiato e la sua Famiglia. Dopo questo saluto fu redatta la sottostante intervista, che non venne mai pubblicata. A distanza di quattro anni circa viene data luce condividendo questo inedito.

L’artista Gianfranco Meggiato porta nella scultura un concetto contemporaneo. Un approccio interiore che si esterna divenendo etereo. Intrecci di positività e negatività librano nello spazio. Sculture mai statiche e sempre interattive nel luogo ospitante. Lucenti, scure, colorate si plasmano nella contemporaneità e nella società in continuo mutamento.

NB:  © Alain Chivilò – Art Musa

Gianfranco Meggiato Introscultura.

Penso che la vera opera d’arte nasca quando uno combatte e lotta contro la materia, diventando metafora della vita. Dunque, si, in un certo senso come per tutti gli scultori e agli artisti in generale. Nelle mie opere, se vedi, c’è questa sfera dorata che rappresenta la nostra essenza interiore. Dorata perché l’oro è il metallo degli dei. Sulla sfera poi si riflettono tutti i percorsi della vita, questi tubicini, spesso neri, che rappresentano i momenti difficili. Però è proprio da questi momenti che noi possiamo crescere, possiamo cambiare.

Le tue sculture assumono connotazioni d’internazionalità dove ogni paese “assimila” il tuo stile come se fosse proprio. Secondo te dove nasce la chimica che ha permesso questo connubio tra cultura, nazione e tue opere?

Alla base di ogni cultura, in funzioni delle diversità e dei contrasti che possono avere l’una con l’altra come per esempio quella indiana o araba rispetto a quella occidentale, esiste alla base un substrato di sensibilità e un sentire comune che le uniscono. Quando attraverso un linguaggio astratto, libero pertanto da riferimenti iconografici legati ad una specifica cultura a scapito di altre, espliciti energia interiore, sofferenza funzionale ad una crescita e rapporto diretto dell’uomo con l’energia, determina istintivamente una comprensione che viene assimilata dalla gran parte dei visitatori. Così succede che, al di fuori dell’Occidente, le mie opere a Dubai siano viste come sculture arabe, a Shanghai come cinesi, a Seoul come coreane e a New Delhi come indiane. Questo conferma quello che penso sia il vero contenuto dell’arte: attraversare tutti i sistemi di potere e tutte le culture per arrivare direttamente all’essenza delle persone.

Siamo in una società materialistica con un forte utilizzo del corpo a diversi livelli. Cosa vuol dire per te lavorare la materia nel XXII secolo?

Plasmare e modellare la cera calda, sentirne la morbidezza e il profumo di miele ha un significato quasi magico, direi alchemico. Poter trasformare e sublimare la materia condensando in un pezzo di cera prima e di bronzo poi, dei concetti, delle emozioni, che si riverseranno sulle persone che guarderanno e potranno toccare queste opere è il vero compito dell’artista. Anche se sono uno scultore astratto, mi ritengo invece classico: sono italiano, sono veneziano quindi legato, anche inconsapevolmente, alla storia dell’arte del mio paese. Ammiro ancora Michelangelo capace di scolpire più di cinquecento anni fa l’opera i Prigioni, di una sconvolgente contemporaneità, nella quale al concetto, alla sublimazione si arriva attraverso la lavorazione del marmo, il duro combattimento dell’artista che incide il materiale con lo scalpello. Il concetto quindi nell’arte attraverso la sublimazione della materia e non il concetto senza la tecnica. Le opere concettuali contemporanee non le considero opere d’arte, ma piuttosto opere di filosofia applicata, dove tutto è giustificabile, ammissibile e dove c’è bisogno della provocazione forse per riempire spesso la pochezza di contenuti. In questo contesto il corpo maschile e femminile è usato in modo sempre più provocatorio e denigratorio. Ma l’uomo non è solo materia! L’uomo è quel meraviglioso connubio di materia e spirito. Spesso non ce ne rendiamo conto ma siamo esseri speciali capaci di amare, ma anche di assaporare un cibo, sentire un profumo e questa ambivalenza è una ricchezza. Penso che bisogna lottare contro questa logica dei poteri forti che vorrebbe ridurci tutti a corpi non pensanti succubi di ordini mediatici, in quanto siamo esseri meravigliosi capaci di un rapporto diretto con l’energia, quindi in sintesi siamo noi stessi energia.

La scultura Enigma, esposta nel principato di Monaco, segna il tuo ingresso in sculture monumentali da ambienti pubblici. Per il futuro quale sarà il tuo agire in quest’ambito?

L’opera Enigma di Cap Martin è la prima di una serie di sculture monumentali. È partito un progetto di esposizioni museali della durata di 4 anni che mi porterà ad esporre nelle più importanti città americane e nei relativi musei. In questo contesto sarà dato molto spazio a questi grandi lavori che caratterizzano l’attività di uno scultore in modo determinante. Il programma delle singole mostre è sempre in aggiornamento e invito coloro che mi seguono, appassionati, interessati e ammiratori, a stare informati con le mie iniziative.

A livello creativo hai residenza nelle isole Canarie. Puoi indicare precisamente il luogo, la motivazione di questa scelta e cosa lascerai della tua attività in Italia? Come nazione siamo scesi in basso soprattutto nella possibilità di fare arte?

Il mio trasferimento a Gran Canaria è tuttora in corso, in quanto sto sperimentando la capacità tecnica delle fonderie dell’isola, che comunque sembrano di un buon livello. La scelta di trasferirmi a Gran Canaria, più precisamente ad Agaete bellissima località posta tra oceano e montagna, nasce dal bisogno di trovare ispirazione artistica immerso nella tranquillità e nella semplicità degli abitanti e nella bellezza del paesaggio, senza tutte le tensioni purtroppo proprie del nostro paese in questo sfortunato periodo storico. Comunque non escludo, a breve, di trasferirmi a Miami per stare al centro del mondo artistico contemporaneo. La cosa che ritengo importante per un artista e’ sentirsi comunque cittadino del mondo, non vincolato cioè ad uno specifico territorio, ma libero di muoversi e viaggiare.

Ulteriori informazioni: Gianfranco Meggiato scultore

 

di Alain Chivilò

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